L’esecuzione dell’insegnante Mahmoud Barati e la battaglia contro il traffico di droga del governo iraniano | Iran Human Rights

L’esecuzione dell’insegnante Mahmoud Barati e la battaglia contro il traffico di droga del governo iraniano

Suo figlio, di dodici anni, non ha avuto alcuna spiegazione. Non sa perché il padre è stato messo a morte dalle autorità iraniane. La famiglia di Mahmoud Barati dice che l’uomo era completamente innocente. La condanna a morte di Mahmoud Barati e di altri dieci prigionieri, secondo quanto riportato, è stata eseguita  nella prigone Ghezelhesar, lunedì 7 settembre.  

Prima del suo arresto nel 2006, Mahmoud Barati era un insegnante di scuola elementare e padre di un bimbo di tre anni.  ha sbarcato il lunario facendo un secondo lavoro come tassista.

Il fratello di Mahmoud, Ahmad Barati, era stato arrestato prima. A Robat Karim, le autorità iraniane hanno accusato Ahmad di possesso e traffico di mezzo chilo di droga. Temendo che Ahmad potesse essere messo a morte, Mahmoud, con sua madre e sua sorella, hanno viaggiato in lungo e largo per l’intera regione di Teheran nel tentativo di fare qualsiasi cosa per salvarlo. Dopo mesi che si stavano occupando del caso, i tre sono stati anche arrestati dalle autorità e accusati di possesso di droga.

Un membro della famiglia di Barati che ha chiesto di rimanere anonimo ha detto a Iran Human Rights: “la partita di droga che le autorità hanno sequestrato ad Ahmad non era sua, la stava vendendo per un suo amico. Mahmoud ha provato a fare pressione sul proprietario della droga affinché lo aiutasse a salvare Ahmad dal braccio della morte, ma l’uomo è stato a sua volta arrestato per possesso di droga. Il proprietario della droga ha pensato che Mahmoud avesse fatto il suo nome, così ha reagito dicendo alle autorità di aver comprato la droga da Mahmoud, la sorella e la madre. Ecco peerché Mahmoud, madre e sorella sono stati arrestati”.

La fonte ha descritto a Iran Human Rights anche la situazione in cui si sono svolti gli interrogatori di Mahmoud:” le autorità gli hanno messo pressione in diversi modi, cercando di fargli rilasciare una confessione falsa. L’interrogante ha detto a Mahmoud che doveva confessare subito, che non avrebbe avuto un’altra occasione di dire la verità in tribunale. Gli è stato detto che se avesse confessato subito, sua mamma e sua sorella sarebbero state liberate. Mahmoud ha ceduto è ha dichiarato il falso come voleva l’interrogante. Quando  Mahmoud ha provato a spiegare in tribunale che le accuse a suo carico erano false, la sua sua testimonianza non è stata presa in considerazione dalla Magistratura. Nel momento in cui il proprietario della droga si è reso conto che Mahmoud non aveva fatto il suo nome, ha scritto una lettera alle autorità confessando il suo errore, ma le autorità non hanno preso in considerazione la lettera. Nel 2011, il proprietario della droga, che si trovava nel braccio della morte, ha scritto una seconda lettera. Lo stesso giorno in cui è stata consegnata la lettera, sia Mahmoud che il proprietario della droga sono stati presi per essere messi a morte. E’ stata però eseguita solo la condanna del proprietario della droga, quella di Mahmoud è stata sospesa grazie alla seconda lettera scritta dall’ amico a suo favore. La lettera è stata inviata presso il Tribunale Rivoluzionario per analizzare il caso e capovolgere la condanna a morte di Mahmoud, ma nulla è cambiato”.

Ahmad Barati è attualmente nel braccio della morte e, secondo le notizie riportate, si trova in isolamento nella prigione centrale di Teheran.

Mahmoud Barati è uno dei prigionieri che in Iran vengono accusati per droga con un processo iniquo che li condanna alla pena capitale”, afferma Mahmoud Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights.

UNODOC STA AIUTANTO A LEGITTIMARE LE ESECUZIONI PER REATI DI DROGA 

Mentre le esecuzioni per reati legati alla droga continuano a pieno ritmo in Iran, L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine ha rinnovato e rafforzato la cooperazione nella lotta contro la droga con il governo iraniano. In numerose occasioni Iran Human Rights ha chiesto alle Nazioni Unite e ai governi che finanziano il programma UNODOC di subordinare il loro finanziamento alla fine della pena di morte per reati legati alla droga.

La detenzione e i processi iniqui e non trasparenti di persone detenute con accuse per reati di droghe sono stati contestati da numerose associazione per i diritti umani. In Iran vengono emesse accuse false e i prigionieri sono condannati a morte presso i tribunali rivoluzionari, dove non è concesso il diritto d’appello. I processi si svolgono a porte chiuse e l’avvocato e l’imputato non hanno tempo a sufficienza per sostenere la loro difesa. I detenuti sono sistematicamente sottoposti a torture psicologiche e fisiche e non hanno accesso ad un avvocato. Molti imputati sono arrestati e condannati a morte per reati legati alla droga  anche se le autorità non hanno nessuna prova tangibile che l’imputato fosse in possesso di dorga.

Secondo la legge iraniana contro la droga, una persona in possesso di più di 5 kg di oppio o di 30 grammi di eroina, morfina o cocaina può essere condannato a morte.

Nei giorni precedenti all’esecuzione di Mahmoud Barati e di 10 altri prigionieri, gruppi per i diritti umani, tra cui anche Amnesty International, hanno rilasciato dichiarazioni in cui si chiedeva alle autorità iraniane di fermare l’esecuzione del insegnante.

Fonte: Iran Human Rights

 

Iran Human Rights Italia Onlus è la sezione italiana di Iran Human Rights(IHR), organizzazione non governativa, apartitica e politicamente indipendente che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007.

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