Esperti delle Nazioni Unite esortano le autorità iraniane a liberare sette membri della comunità Baha’i | Iran Human Rights

Esperti delle Nazioni Unite esortano le autorità iraniane a liberare sette membri della comunità Baha’i

Ahmed Shaeed, Relatore speciale Onu sulla situazione dei diritti umani in Iran

Un gruppo di esperti indipendenti delle Nazioni Unite ha ribadito il proprio appello alle autorità iraniane per il rilascio immediato di sette esponenti della comunità Bahai, imprigionati nel mese di maggio di 5 anni fa con una condanna a 20 anni – la più lunga di tutte per i prigionieri di coscienza.

“Il governo iraniano deve dimostrare il suo impegno per la libertà di religione con il rilascio immediato e incondizionato di questi prigionieri di coscienza” : è quanto ha affermato in un comunicato stampa Ahmed Shaheed, Relatore speciale Onu sulla situazione dei diritti umani in Iran, esortando anche la comunità internazionale, inclusi i leader religiosi di tutto il mondo, a unirsi all’appello.
“Questi casi sono apparentemente caratterizzati dalla mancanza di salvaguardia degli standard del giusto processo e mettono a rischio la complessiva libertà di religione in Iran” che non riconosce ufficialmente i Baha’i.

Il 14 maggio del 2008, le autorità di Teheran hanno arrestato Fariba Kamalabadi, Jamaloddin Khanjani, Afif Naeimi, Saeid Rezaie, Behrouz Tavakkoli e Vahid Tizfahm. Un settimo esponente della comunità Baha’i, Mahvash Sabet, è stato arrestato precedentemente, il 5 marzo, nella città di Mashhad, al confine con Afghanistan e Turkmenistan. I sette avevano creato un gruppo amministrativo ad hoc per i Baha’i Iraniani chiamato “Yaran“.

Stando a quanto riportato dall’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR), il cui Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha denunciato gli arresti nel 2008, le autorità hanno trattenuto i sette per oltre 20 mesi senza accuse e privandoli della possibilità di consultare gli avvocati.

Ogni membro del gruppo ha ricevuto nell’agosto del 2010 una condanna a 20 anni di prigione con l’accusa di “spionaggio”, “propaganda contro il regime”, “collusione e collaborazione al fine di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale” e “diffusione della corruzione nel mondo”.

“Questi sette Baha’i sono stati imprigionati unicamente per la gestione degli affari religiosi e amministrativi della loro comunità” ha detto l’esperto di diritti umani El Hadji Malick Sow che attualmente dirige il Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria. ” Queste persone- ha aggiunto – sono state condannate dopo processi che non soddisfano le garanzie per un processo equo stabilite dal diritto internazionale”.

Organi delle Nazioni Unite, tra cui il Comitato dei Diritti Umani, hanno ripetutamente espresso preoccupazione per le leggi discriminatorie e le politiche che limitano la formazione di istituzioni religiose Baha’i, l’ingresso alle università e la conquista di un lavoro nel settore pubblico in Iran.

Il relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di religione e credo, Heiner Bielefeldt, ha riferito che i Baha’i in Iran stanno affrontando numerose limitazioni alla loro possibilità di professare liberamente la loro religione. ” Ricordo ancora al governo che, in quanto parte del Patto Internazionale sui diritti civili e politici, non può favorire determinati gruppi e discriminarne altri per quanto riguarda la libertà di religione”.

L’esperto indipendente delle Nazioni Unite in materia di minoranze, Rita Izsák, ha ricordato che i Baha’i rappresentano la più grande minoranza religiosa non musulmana dell’Iran. “La loro esistenza e identità religiosa – ha sottolineato – devono essere protette come previsto dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sulle minoranze”.

Stando a quanto riportato, centinaia di Baha’i sono stati arrestati per atti come l’organizzazione di riunioni religiose e azioni in difesa del diritto allo studio. Nella sua relazione di marzo 2013 al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, il relatore speciale sull’Iran ha dichiarato che almeno 110 baha’i sono stati imprigionati nel paese all’inizio dell’anno.

I Relatori speciali sono nominati dal Consiglio dei diritti umani per esaminare e riferire su una situazione di un paese o su uno specifico tema relativo ai diritti umani. Le posizioni sono onorifiche e gli esperti non sono inquadrati come personale delle Nazioni Unite, né sono pagati per il loro lavoro.

Fonte: NAZIONI UNITE

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