Lettera di un’associazione sindacale iraniana all’Org. internazionale del lavoro | Iran Human Rights

Lettera di un’associazione sindacale iraniana all’Org. internazionale del lavoro

Il sindacalista Reza Shahabi

I Difensori dei diritti dei lavoratori, un’associazione iraniana riconosciuta dall’ILO, l’Organizzazione internazionale del lavoro (l’agenzia delle Nazioni unite che promuove e tutela la giustizia sociale e i diritti umani legati al mondo del lavoro), hanno scritto una lettera aperta all’ILO per descrivere la situazione dei lavoratori in Iran. Nella missiva, si denuncia il fatto che ai membri dell’associazione iraniana è stato impedito di prender parte al summit dell’ILO, in corso in questi giorni, perché le autorità della Repubblica islamica non hanno concesso loro il permesso di partire. Il governo iraniano ha invece inviato al summit la sua delegazione ufficiale.

Nella lettera, i Difensori dei diritti dei lavoratori denunciano quanto segue:

  • Le persecuzioni di cui sono fatto oggetto i sindacati indipendenti in Iran, e il fatto che i loro capi sono in carcere;
  • Oltre 200mila afgani in Iran lavorano in condizioni terribili;
  • La situazione dei disoccupati è critica e coloro che sono senza lavoro non ricevono un salario minimo;
  • Molte industrie sono state chiuse come conseguenza delle sanzioni;
  • La politica governativa penalizza le classi lavoratrici più deboli;
  • Oltre 2 milioni e mezzo di bambini (al di sotto dei 15 anni) lavorano.

Nel corso del summit, è stata distribuita ai partecipanti una lettera del sindacalista Reza Shahabi. Quest’ultimo è membro del consiglio direttivo e tesoriere del Sindacato dei lavoratori della compagnia di autobus di Teheran e dintorni. In questo momento Shahabi, che è detenuto nel carcere di Evin (Teheran) dal giugno 2010, sta scontando una condanna (definitiva) a 6 anni di carcere e a 5 anni di divieto di qualsiasi attività sindacale. E’ stato giudicato colpevole di “riunione e cospirazione contro la sicurezza nazionale” e di “propaganda contro il sistema”.

Amnesty International sta promuovendo una campagna in suo favore e la sezione italiana dell’organizzazione ha diffuso un appello online (CLICCA QUI per firmarlo)

Questa è una parte della lettera di Shahabi:

Quale crimine ho commesso per essere incarcerato per sei anni e allontanato da ogni attività sindacale per cinque anni? Sono un crimine le richieste di miglioramenti salariali e di indennità e benefit in linea con gli standard internazionali e con i cambiamenti del costo della vita? E’ un crimine raccogliere quote associative da membri del nostro sindacato? E’ un crimine domandare l’applicazione delle leggi che proteggono i lavoratori da ambienti di lavoro a rischio?

E’ illegale chiedere una classificazione delle mansioni lavorative? E’ un atto criminale domandare l’uguaglianza tra donne e uomini, e l’abolizione del lavoro dei bambini? E’ reato la richiesta di conformità  alle normative sulla salute e sulla sicurezza, e informare gli altri sui corretti rapporti di lavoro? E’ illegale l’aspirazione ad una vita umana onorevole e dignitosa, compatibile con le norme e gli standard internazionali?

 

Fonte: Enduring America

 

 

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