Azerbaijan iraniano: 35 arresti tra i volontari che prestavano soccorso nelle aree terremotate | Iran Human Rights

Azerbaijan iraniano: 35 arresti tra i volontari che prestavano soccorso nelle aree terremotate

Il gruppo di soccorritori colpito dagli arresti

La notizia è di quelle che a prima vista sembrano incredibili: almeno 35 volontari che si erano recati nelle aree terremotate dell’Azerbaijan iraniano per prestare opera di soccorso alle popolazioni colpite dal sisma, sono stati arrestati ieri dalle forze dell’ordine e condotti in luogo ignoto. Il loro status è attualmente sconosciuto e nessuno di loro ha potuto dare comunicazioni al riguardo. Sono stati tratti in arresto nel campo che avevano allestito, e da dove coordinavano i soccorsi. Tra gli arrestati c’è il blogger e attivista per i diritti umani Hossein Ronaghi Maleki, recentemente rilasciato dal carcere per ragioni mediche e che, alcuni giorni fa, si era recato nelle zone terrremotate per portare il suo aiuto. Insieme a lui sono stati arrestati altri membri della sua famiglia e, tra gli ex-prigionieri politici attualmente in libertà, Navid Khanjani, membro del Committee of Human Rights Reporters e della minoranza religiosa Baha’i.

La notizia è stata riportata dalla Human Rights Activists News Agengy (HRANA) e dal sito di opposizione Kalemeh. Si sa che, negli ultimi contatti avuti con l’esterno, i volontari avevano avvisato che, qualora fossero stati arrestati, sarebbero subito entrati in sciopero della fame. Secondo quanto riportato da Kalemeh, uno dei volontari avrebbe dichiarato al corrispondente del sito che la ragione dello scontro con le forze dell’ordine è nata dal fatto che la Guardia Rivoluzionaria avrebbe deciso di sequestrare il denaro e i beni che il gruppo aveva raccolto attraverso le donazioni private. I volontari avevano più volte dichiarato di non avere problemi a collaborare e a lavorare sotto la supervisione delle agenzie ufficiali come la Mezzaluna Rossa, e avevano espresso persino la loro disponibilità a fornire un elenco dettagliato di ciò che era stato raccolto e a chi era stato donato durante l’opera di soccorso. Tuttavia non avevano alcuna intenzione di cedere alla Guardia Rivoluzionaria gli aiuti che erano stati raccolti grazie a un rapporto fiduciario diretto tra volontari e privati donatori, molti dei quali avevano appositamente evitato di dare soldi alle agenzie pubbliche e al regime.

Secondo le notizie, prima degli arresti un totale di 10 camion e auto Peugeot con circa 50-60 agenti si sono posizionati di fronte al magazzino in cui i beni donati per le vittime del terremoto erano stati conservati, situato sulla strada da Tabriz a Varzeghan, a 4 chilometri da Sarand, presso l’industria di plastica di Jafar Nezami. Erano anche presenti unità speciali e agenti del Ministero della sicurezza. Le forze dell’ordine, prendendo a pretesto presunte violazioni alle norme igieniche e sanitarie, hanno tentato di chiudere il magazzino e di porre sigilli agli ingressi, ma i volontari e altre persone presenti hanno opposto resistenza.

Come detto, Hossein Ronaghi Maleki era uno dei volontari presenti, ed è nella lista degli arrestati. Va notato che le autorità giudiziarie responsabili del suo caso erano state informate del lavoro di volontariato di Ronaghi Maleki e non avevano espresso alcuna opposizione alla sua decisione di recarsi nelle zone terremotate.

Le condizioni di lavoro dei volontari a Sarand erano del resto peggiorate già alcuni giorni fa, quando due auto della polizia si erano presentate al campo con un mandato per sequestrare i beni donati ai volontari, incontrando la resistenza delle persone. Era stata anche data notizia che altri due gruppi di volontari (attivisti per i diritti dei minori e psicologi che si erano recati in Azerbaijan per aiutare le vittime del terremoto) erano stati minacciati e costretti a partire da agenti del Ministero della sicurezza. Inoltre nei giorni scorsi già un altro attivista, Saeed Shirzad, a sua volta giunto nelle zone terremotate come soccorritore, era stato tratto in arresto, e questo aveva fatto nascere preoccupazioni sulla situazione dei volontari presenti nella regione, ma non legati ad agenzie governative. Sono anche state riportate notizie di varie confische di beni e convogli destinati alle vittime da parte della Guardia Rivoluzionaria, e alcuni testimoni hanno riferito al corrispondente di Kalemeh che numerosi aiuti destinati alle zone terremotate non sarebbero stati distribuiti alle vittime, ma depositati nei magazzini della Guardia Rivoluzionaria, il tutto sotto agli occhi degli addetti della Mezzaluna Rossa, impossibilitati a intervenire.

Questa la lista dei volontari arrestati pubblicata da HRANA:

Ahmad Ronaghi Maleki, Hossein Ronaghi Maleki, Hassan Ronaghi Maleki, Amir Ronasi, Rayhaneh Hesami, Vahed Kholosi, Bahram Shojaei, Navid Khanjani, Shima Ghosheh, Misagh Afshar, Farid Rohani, Morteza Esmaeilpour, Hamid Reza Masieian, Ali Mahmoudi, Mohsen Sameei, Masoud Vafabakhsh, Houman Taheri, Daniel Hosieii, Jafar Nezami, Farnaz Ahmadzadeh, Nafiseh Saeidifard, Mohamad Arjomandirad, Esmaeil Salmanpour, Mehri Baghbanbashi, Narges Khirellahi, Mohamad Amin Salehi, Behroos Olomi, Miland Panahipour, Seperdad Saheban, Esmaeil Rafati, Amir Ronaghi Maleki, Zahra Sayadi, Kiana Karimpour e Artimes Varzandeh.

Va ricordato che il terremoto che ha colpito l’Azerbaijan iraniano nelle scorse settimane ha causato circa 300 morti, ha distrutto decine di villaggi e lasciato molte migliaia di persone ferite e senza casa. A fronte dell’inadeguatezza degli aiuti governativi, e della decisione del regime di sospendere le operazioni di soccorso quando sotto le macerie c’erano ancora persone vive che potevano essere salvate, la società civile iraniana ha risposto in massa organizzando privatamente convogli di aiuti e di volontari. Negli ospedali del paese la gente ha fatto molte ore di fila per donare il sangue destinato alle persone rimaste ferite a causa del sisma. Molti degli aiuti “privati”, arrivati da parte di persone che non avrebbero mai dato denaro ad agenzie governative, sono stati organizzati anche grazie ai social network e a Facebook, e molti media internazionali hanno dato grande rilievo a quest’ampia mobilitazione, ultimo in ordine di tempo il New York Times.

 

Fonte: Blog di Persianbanoo

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