Rilasciata Atefeh Nabavi: era stata la prima donna condannata per le proteste del 2009 | Iran Human Rights

Rilasciata Atefeh Nabavi: era stata la prima donna condannata per le proteste del 2009

Atefeh Nabavi (con il velo bianco e un mazzo di fiori all’uscita del carcere di Evin).

Atefeh Nabavi, attivista del movimento studentesco, è stata rilasciata stamattina dopo che ha terminato di scontare la sua pena nel carcere di Evin. Insieme a lei è stata rilasciata anche un’altra prigioniera di coscienza, Sama Nourani.

Atefeh Nabavi fu arrestata all’indomani delle contestate elezioni presidenziali del giugno 2009, durante la grande manifestazione in strada del 15 giugno. Con lei venne catturato suo cugino Zia Nabavi, studente attivista a sua volta e membro del Comitato per il diritto allo studio. Zia è ancora in carcere.

Atefeh fu la prima donna a subire una condanna, tra i prigionieri arrestati in seguito alle proteste post-elettorali del 2009: la sezione 12 del tribunale rivoluzionario di Teheran, presieduta dal giudice Ghomi, la giudicò colpevole di “contatti con l’organizzazione dei Mojaheddin del popolo” e di “partecipazione alle manifestazioni illegali del 15 giugno”, e la condannò a 4 anni di reclusione.
Atefeh non ha mai goduto nemmeno di un giorno di permesso.
Nel frattempo, lo scorso mese di settembre, ha compiuto in prigione 30 anni. In quella occasione ha scritto dal carcere di Evin una lettera, che oggi vogliamo ricordare.

Il 15 giugno 2009, proprio come altri tre o quattro milioni di persone che scesero in strada per dimostrare la loro protesta, sentii che un evento significativo stava avvenendo nel mio paese. Mi sentii obbligata a prendervi parte e a fidarmi delle promesse fatte solo una settimana prima, nel corso dei dibattiti pre-elettorali. Immaginavo che dopo la manifestazione sarei tornata a casa e che sarei rimasta un’attivista. Invece, non solo quella promessa non fu mantenuta e io non feci ritorno a casa, ma anche mio marito venne mandato in prigione semplicemente perché aveva cercato di seguire il mio caso.

Adesso sto sperimentando capitoli non ancora scritti della storia. Ho conosciuto gli interrogatori, l’intimidazione, l’isolamento, l’esecuzione e l’esilio delle mie amiche più care (alcune delle quali dormivano nel letto accanto al mio o mangiavano alla mia stessa tavola), ho conosciuto il desiderio inesauribile di ascoltare la voce delle persone che ami, anche solo per un attimo.

Ho osservato il lutto silenzioso di coloro ai quali non è stato permesse nemmeno di partecipare ai funerali dei loro cari, e l’agitazione di una madre che non ha potuto prender parte al matrimonio di suo figlio.

Ho sperimentato la malattia, il dolore, la nostalgia; le quali – tutte – sembrano diventare più forti ed insopportabili vissute tra le alte mura di cemento della prigione.

Tuttavia…

Fare l’esperienza di tutto questo non è qualcosa che vorresti augurare a nessuno. Ma la combinazione di dolore e passione, uniti in animi ardenti di sogni e desideri, distilla un elisir che non solo riveste l’anima, ma la ripulisce e purifica.

Così ho superato i miei 30 anni, in prigione.

Atefeh Nabavi

Iran Human Rights Italia Onlus è la sezione italiana di Iran Human Rights(IHR), organizzazione non governativa, apartitica e politicamente indipendente che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007.

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