L’attivista Kouhyar Goudarzi sceglie l’esilio e spiega: “La società civile iraniana è alla disperazione” | Iran Human Rights

L’attivista Kouhyar Goudarzi sceglie l’esilio e spiega: “La società civile iraniana è alla disperazione”

Kouhyar Goudarzi

Kouhyar Goudarzi, noto attivista per i diritti umani, già membro del Committee of Human Rights Reporters, arrestato più volte in questi anni, e condannato a 5 anni di carcere, nonché privato del diritto a proseguire gli studi universitari, ha deciso di lasciare l’Iran ed è riuscito a scappare nelle scorse settimane. La giornalista Golnaz Esfandiari, corrispondente di Radio Free Europe-Radio Liberty, lo ha intervistato dalla Turchia.

Riportiamo di seguito la traduzione integrale dell’intervista.

 

Perché ha deciso di partire?

KG: Ho dovuto far fronte a molti problemi e limitazioni. Sono stato messo in carcere, i miei amici e la mia famiglia hanno subito pressioni a causa mia, sono stato espulso dall’Università Sharif. In più avevo bisogno di poter lavorare in un ambiente accademico, ed era difficile per me vedermi impantanato nella monotonia con cui tutti stiamo facendo i conti in Iran.

Come ha fatto a lasciare il paese?

KG: L’ho fatto con l’aiuto dei trafficanti di uomini. Mi ci sono voluti otto giorni per arrivare in Turchia dal nord-ovest dell’Iran. Sono stati giorni molto duri.

In che misura pensa che il governo iraniano abbia avuto successo nella sua campagna volta a ridurre al silenzio le voci dissenzienti? Un certo numero di attivisti sono in prigione, alcuni sono stati rilasciati pagando pesanti cauzioni, altri come lei sono stati costretti a scappare.

KG: In qualche misura è vero che è così. Ma le autorità non sono riuscite a far tacere tutte le voci, perché dover sopportare certe restrizioni non vuol dire necessariamente “essere sconfitti”. In certi periodi ci possono essere alti e bassi, ma l’importante è che il processo nella direzione di un miglioramento continui e non si fermi. Tuttavia dobbiamo riconoscere che, per una serie di ragioni, la società civile si trova in uno stato di disperazione e che l’establishment è riuscito a instillare paura e silenzio per mezzo delle misure che ha assunto, e introducendo nella coscienza collettiva l’idea che il dissenso e la disobbedienza civile comportano un prezzo molto alto da pagare.

Kouyhar Goudarzi con la madre Parvin Mokhtareh

Lei ha pagato a sua volta un prezzo alto per le sue attività. E’ stato espulso dall’università, picchiato in prigione e – come ha ricordato prima – la sua famiglia ha subito pressioni, in particolare sua madre che è stata in carcere per molti mesi.

KG: Sì, mia madre è stata arrestata l’anno scorso per aumentare la pressione su di me. E anche perché le autorità volevano alzare il prezzo da pagare per informare il pubblico sui problemi dei prigionieri politici. Quando ero in prigione, mia madre ha rilasciato molte interviste sulle mie condizioni e sul mio sciopero della fame. Era in qualche modo diventata un modello per le famiglie degli altri prigionieri politici su come si fa ad informare gli altri sui propri cari che stanno in carcere e a impedire che i loro diritti vengano calpestati. Mia madre è stata in carcere per 8 mesi a Kerman (Iran sud-orientale) e prima ancora nel centro di detenzione del ministero della sicurezza. Un tribunale l’ha condannata a 23 mesi di carcere a causa delle interviste che ha rilasciato, descritte come propaganda contro lo stato, e anche con l’accusa di avere offeso, nel suo diario, la Guida suprema Ayatollah Khamenei. Proprio così. Hanno preso il suo diario personale, lo hanno letto, e basandosi su questo l’hanno incriminata per avere offeso la Guida suprema.

Dove si trova sua madre ora? E’ ancora in Iran?

KG: Mia madre si trova a Kerman. La sua condanna è stata commutata dalla corte d’appello in una pena pecuniaria, ed è stata rilasciata.

Vorrei anche farle una domanda sulle sanzioni internazionali contro l’Iran. Lei è stato in Iran fino a pochissimo  tempo fa, e ha potuto sperimentare le conseguenze delle sanzioni e dell’inflazione sulla vita quotidiana. In che misura la gente dà la colpa al governo per la difficile situazione e in che misura dà la colpa agli Stati Uniti e agli altri paesi che hanno imposto dure sanzioni all’Iran come conseguenza del suo programma nucleare? 

KG: Gli effetti delle sanzioni sono, di fatto, visibili nella vita di tutti i giorni degli iraniani. Si può vedere come la qualità della vita stia peggiorando nettamente. Le famiglie sono costrette a trascurare alcune delle loro necessità fondamentali per provvedere a quelle ancora più importanti. La situazione peggiora di giorno in giorno a causa dell’inflazione. Diventa sempre più difficile per la gente pagarsi il cibo, la casa, i trasporti, i servizi sanitari. Non ho sentito persone che parlavano della pressione internazionale in rapporto a questa situazione. La maggior parte della gente si lamenta dell’incapacità del governo di controllare i prezzi. Alcuni ritengono che l’origine dei problemi sia la questione nucleare. Quello che trovo interessante è che, con l’aumento della pressione economica, la gente si concentra sempre più sui modi per sbarcare il lunario, invece di interessarsi e preoccuparsi di più di politica e di esprimere il suo malcontento.

 

Fonte: Radio Free Europe / Radio Liberty

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