Iran Human Rights Italia: salvate Khazali, prigioniero politico in sciopero della fame da oltre due mesi | Iran Human Rights

Iran Human Rights Italia: salvate Khazali, prigioniero politico in sciopero della fame da oltre due mesi

Iran Human Rights Italia Onlus esprime la sua più viva preoccupazione per la sorte di Mehdi Khazali, prigioniero politico nel carcere di Evin a Teheran, giunto ormai al 60° giorno di sciopero della fame. Dal 5 marzo Khazali ha anche smesso di bere. Considerate le sue già precarie condizioni di salute, potrebbe trovarsi a breve in serio pericolo di vita.

Mehdi Khazali, medico, scrittore e blogger, è stato arrestato il 9 gennaio scorso, per la terza volta dalle contestate elezioni presidenziali del giugno 2009. In precedenza era stato in carcere dal 27 giugno al 20 luglio 2009 e dal 13

Mehdi Khazali

Mehdi Khazali

ottobre 2010 al 18 luglio 2011. Le accuse a suo carico erano “propaganda contro il sistema”, “pubblicazione di menzogne” e “turbativa della pubblica opinione”.

Figlio di un noto esponente religioso, l’Ayatollah Khazali (influente membro del Consiglio dei Guardiani), Mehdi Khazali è stato spesso critico nei confronti delle autorità della Repubblica Islamica dell’Iran e ha ripetutamente denunciato le violazioni dei diritti umani da loro commesse. Pochi giorni prima del suo ultimo arresto si era rivolto, con una lettera aperta, alla Guida Suprema dell’Iran, l’Ayatollah Seyed Ali Khamenei.

Condannato a 13 anni e 10 mesi di carcere, 10 di confino e 90 frustate in primo grado, il 9 gennaio è stato tratto in arresto con brutalità e le percosse subite gli hanno causato gravi lesioni. Condotto nel
carcere di Evin, per protestare contro le modalità violente e l’illegittimità del suo arresto Khazali ha cominciato immediatamente uno sciopero della fame, annunciando che non lo avrebbe interrotto senza il pieno riconoscimento dei suoi diritti.

L’aggravarsi delle sue condizioni di salute ne ha imposto un primo trasferimento nel reparto medico del penitenziario (a causa di un’emorragia allo stomaco) dopo 25 giorni di digiuno. Al 40° giorno, il 18 febbraio scorso, Khazali ha subito un attacco di cuore, in seguito al quale è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale Taleghani. Due giorni dopo, senza il consenso dei medici e a notte fonda, le forze dell’ordine lo hanno prelevato per spostarlo presumibilmente in altra struttura sanitaria sotto il controllo del Ministero della Sicurezza. Poi lo hanno ricondotto nel carcere di Evin.

Nel frattempo la sua famiglia ha subito gravi pressioni: il 14 febbraio scorso la moglie e la figlia sono state circondate dagli agenti mentre erano alla guida della loro auto, arrestate e portate in luogo sconosciuto, dove sono state trattenute per varie ore.

Il 27  febbraio Khazali è stato trasferito in isolamento. Il 5 marzo allo sciopero della fame ha aggiunto quello della sete.

Iran Human Right Italia Onlus, lo scorso 21 febbraio, nel corso di un’audizione alla Commissione Straordinaria Diritti Umani del Senato della Repubblica, ha formalmente chiesto alla stessa Commissione, e per suo tramite al Parlamento italiano, di assumere iniziative urgenti e di fare tutto ciò che è possibile per salvare la vita di Mehdi Khazali, intervenendo presso le autorità della Repubblica Islamica dell’Iran. IHR Italia rinnova oggi accoratamente quell’appello. “Solo una mobilitazione immediata dell’Italia e della comunità internazionale – ha detto Marco Curatolo, presidente di IHR Italia – può impedire una conclusione tragica di questa vicenda, restituendo al dott. Khazali, prima che sia troppo tardi, la sua dignità e la sua libertà.”

IHR Italia chiede inoltre che analoga attenzione sia dedicata, sia dalle autorità italiane, sia dalla comunità internazionale, alla drammatica situazione di tutti i prigionieri politici attualmente detenuti in Iran.

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