Iran, due donne dietro le sbarre per una vignetta e dei post su Facebook | Iran Human Rights

Iran, due donne dietro le sbarre per una vignetta e dei post su Facebook

La vignetta di Atena Farghadi: parlamentari iraniani rappresentati come animali mentre votano una legge che limita la contraccezione

Due giovani donne, colpevoli soltanto di aver espresso le proprie opinioni, sono alla sbarra in Iran. Entrambe detenute nel famigerato carcere di Evin, a Teheran, portano lo stesso nome: Atena. Una di loro è già stata condannata a sette anni di carcere.

Atena Farghadani, vignettista e attivista per i diritti delle donne, si è dichiarata pubblicamente contraria ai piani del parlamento di restringere l’accesso ai metodi contraccettivi. Chiamata a comparire in Tribunale, è stata accusata di fare propaganda contro le autorità.

Farghadani è entrata in collisione con le autorità iraniane dopo un incontro con i familiari dei prigionieri politici e dopo aver disegnato una vignetta raffigurante un gruppo di parlamentari iraniani con le facce di animali. La giovane si trova ad affrontare l’accusa di “aver insultato membri del parlamento iraniano attraverso dei disegni” e “di aver offeso la guida suprema iraniana”.

Le vignette di Farghadani sono state disegnate in risposta a due diversi progetti di legge tesi a rendere illegale la sterilizzazione volontaria, restringere l’accesso ai contraccettivi e limitare le leggi sul divorzio, tutte norme già a favore del sesso maschile.

Due decenni dopo che l’Iran ha dato inizio ai programmi di controllo delle nascite, i parlamentari hanno annunciato lo scorso anno una inversione a U per far aumentare la popolazione. Tutto è cominciato con un intervento della Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, che aveva criticato le politiche precedenti additandole come imitazione dello stile di vita occidentale.

Gli attivisti denunciano che le nuove proposte, se passeranno, rafforzeranno le discriminazioni nei confronti delle donne e limiteranno i loro diritti.

Farghadani è sotto accusa anche per “assemblea e collusione con soggetti antirivoluzionaria e sette deviate” a causa della sua mostra Parandegan-e Khak (Uccelli della terra), organizzata per commemorare le persone morte durante le manifestazioni post elettorali del 2009. Alla mostra avevano partecipato famiglie di prigionieri politici e membri della comunità Baha’i, la minoranza religiosa più perseguitata in Iran.

Farghadani era già stata arrestata nell’agosto 2014 e tenuta in isolamento per due settimane senza poter avere contatti con il proprio avvocato o la famiglia. Rilasciata su cauzione dopo due mesi, è finita nuovamente in manette a gennaio dopo aver condiviso un video su YouTube in cui descriveva come le guardie carcerarie l’avevano maltrattata.

Nel frattempo, International Campaign for Human Rights in Iran ha reso noto che un’altra giovane attivista, Atena Daemi, è stata condannata a 7 anni di carcere a causa dei suoi post su Facebook e delle sue proteste pacifiche.

Daemi, 27 anni, si trovava da mesi in detenzione temporanea nonostante il suo avvocato chiedesse ripetutamente un rilascio su cauzione. Le accuse contro di lei sono “assemblea e collusione contro la sicurezza nazionale”, “propaganda contro lo stata”, “insulti contro la Guida Suprema e il sacro” e “inquinamento di prove” da un tribunale rivoluzionario di Teheran. Daemi ha respinto ogni accusa e ha fatto appello contro la decisione del giudice.

Tutte le accuse, secondo le fonti di International Campaign for Human Right in Iran, sarebbero basate sui suoi posto su Facebook, su video e audio di canzoni di protesta trovate sul suo cellulare e sulla sua partecipazione a manifestazione contro la pena di morte, l’obbligo del velo e in supporto ai bambini di Kobane. Riguardo all’inquinamento di prove, tutto consisterebbe nel fatto che Daemi avrebbe detto di non ricordare la password della pagina Facebook di alcuni suoi amici, coinvolti anch’essi nel caso.

Fonti:

The Guardian

International Campaign for Human Right in Iran

 

Iran Human Rights Italia Onlus è la sezione italiana di Iran Human Rights(IHR), organizzazione non governativa, apartitica e politicamente indipendente che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007.

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