In Iran il boia non conosce tregua: impiccagioni in carcere in diverse zone del paese e una in pubblico a Khoy | Iran Human Rights

In Iran il boia non conosce tregua: impiccagioni in carcere in diverse zone del paese e una in pubblico a Khoy

Esecuzione in pubblico a Khoy

Non si arrestano le esecuzioni nella Repubblica Islamica dell’Iran. La mattina dell’8 novembre 4 prigionieri sono stati impiccati nel carcere Centrale Karaj per reati di droga. Secondo fonti vicine a IHR le vittime sono: Kambiz Shahbazi, Iraj Tizmaghz, Mehdi Aflaki e Cyrus Cheshmeh. Secondo il gruppo per i diritti umani, HRNA, i quattro prigionieri sono stati trasferiti dalla loro cella in isolamento nel weekend precedente all’esecuzione. Membri delle loro famiglie hanno potuto incontrarli l’ultima volta il 6 novembre scorso. Fonti ufficiali iraniane hanno taciuto in merito alle quattro esecuzioni.

IL 9 novembre, un detenuto identificato come A.S. è stato impiccato in pubblico con l’accusa di stupro. L’impiccagione si è verificata a Khoy, a Ovest dell’Azerbaijan. La notizia dell’esecuzione, inclusa la foto, è stata publicata da Azarnegah, un sito di informazione ufficiale dello stato iraniano.

Il 10 novembre tre detenuti sono stati impiccati nella prigione Baft con l’accusa di stupro. Il giorno precedente, due prigionieri sono stati messi a morte nella Prigione Tabriz con le accuse di omicidio. Un documento ufficiale del Dipartimento Giudiziario di Kerman ha identificato i tre detenuti di Baft come: E.M., A.A. e N.H. Anche se le fonti ufficiali iraniane non fatto riferimento alle esecuzioni verificatesi a Tabriz, a Est dell’Azerbaijan, il Kurdistan Human Rights Network (KHRN) ha riportato l’identità  dei due prigionieri: Rahim Ahmadi e Mohammad Ali Moradi.

 E sempre in quei giorni altre tre iraniani sono stati messi a morte in Arabia Saudita. Stando a quanto riportato sarebbero stati decapitati dalle autorità saudite per presunti reati di droga. Secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’Interno saudita, le esecuzioni sono avvenute il 9 novembre nella città di Dammam, capitale della provincia orientale del Paese. I tre iraniani sono stati identificati come: Bani Bakhsh, Mohammad Akram Baluch e Omid Boolideh. “La pena di morte è inumana e noi la condanniamo per qualsiasi reato venga comminata, a prescindere da dove si verifichi. Secondo le leggi internazionali sui diritti umani, la pena di morte potrebbe essere usata solo per i crimini più gravi, e i reati di droga non sono considerati tra i più gravi”, afferma Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di IHR.

Fonte: Iran Human Rights

 


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