Dure condanne contro attivisti e artisti: la magistratura iraniana impone il silenzio con il carcere | Iran Human Rights

Dure condanne contro attivisti e artisti: la magistratura iraniana impone il silenzio con il carcere

Mostafa Azizi

La magistratura iraniana ha emesso un’ondata di condanne nei confronti di artisti e attivisti per i diritti umani con l’obiettivo di lanciare un avvertimento a coloro che osano esprimere dissenso. 

Recentemente nel mirino sono finiti il film-maker, scrittore e produttore televisivo Mustafa Azizi, che è stato condannato a 8 anni di detenzione, la pittrice Atena Farghadani, condannata a 12 anni, e l’attivista contro la pena di morte Atena Daemi, condannata a 14 anni.

Tutti e tre sono ritenuti colpevoli di aver insultato la Guida Suprema, Ayatollah Ali Khamenei, attraverso l’uso dei social network come Facebook. A loro carico anche altre accuse poco chiare, tra cui quella di “propaganda contro il potere dominante”, spesso usata contro gli attivisti detenuti per motivi politici.

Uno dei detenuti, Azizi, un ex dipendente della tv di stato iraniana, è stato arrestato a febbraio, quando è tornato in Iran dal Canada, suo paese di residenza, per prendersi cura del suo anziano e malato padre. Suo figlio, Arash Azizi, ha riferito che il cineasta è stato condannato a 5 anni per “assemblea e collusione contro la sicurezza nazionale”, a due anni per aver insultato Khamenei e a un ulteriore anno per le sue attività on line. Il capo della magistratura è nominato direttamente da Khamenei.

Aziz ha presentato ricorso contro la sua condanna. “Mio padre, ha detto Arash Azizi al Guardian, aveva sentito più volte dire a Rouhani che il ritorno in Iran per gli espatriati è sicuro”. “Era stato incoraggiato a tornare ed aveva avuto l’impressione che ci fosse una nuova opportunità in Iran per le persone come lui che amano lavorare”, ha aggiunto il figlio.

Farghadani, 29 anni, finita in carcere per il suo attivismo e la sua arte, è stata recentemente condannata a 12 anni e 9 mesi di detenzione. Come prova contro di lei in Tribunale è stato usata una vignetta, che la fumettista ha disegnato e postato on line, che rappresenta un gruppo di parlamentari iraniani con la faccia di scimmie e asini. I fumettisti di tutto il mondo hanno lanciato una campagna di fumetti in sua solidarietà, #Draw4Atena.

Atena Daemi, che ha lottato contro la pena di morte in Iran, partecipando a proteste pacifiche, distribuendo volantini contro la pena di morte e attivandosi attraverso Twitter e Facebook, ora deve scontare, secondo il diritto iraniano, almeno 7 dei 14 anni di condanna al carcere.

Martedì scorso, Ahmed Shaheed, il relatore speciale delle Nazioni Unite per la situazione dei diritti umani in Iran, ha espresso preoccupazione per le recenti condanne e ha esortato le autorità a riconsiderare questi casi.

“Sono profondamente preoccupato per la persecuzione di queste persone per quello che sembra un legittimo esercizio di diritto di espressione e assemblea, diritti tutelati a livello internazionale”, ha detto al Guardian.

“L’arresto, l’accusa e la condanna di autori, artisti e attivisti per i diritti umani per aver violato le leggi sulla sicurezza nazionale dimostrano che l’ambiente in Iran non è ancora favorevole per affrontare alcune questioni di interesse sollevate dalla comunità internazionale, e non è ancora pronto a rispondere alle esigenze di migliaia di iraniani che hanno votato per un nuovo approccio alle elezioni presidenziali del 2013″, ha concluso Shaheed.

Stando a quanto riportato, ad almeno altri quattro attivisti per i diritti umani e civili sono state inflitte dure condanne: Omid Alishenas, è stato condannato a 10 anni e Asou Rostami, Saeed Hosseinzadeh, Ali Nouri, ognuno condannato a 7 anni.

“Le pene detentive molto pesanti inflitte a  Mustafa Azizi, Atena Daemi e Atena Farghadani sono un altro chiodo conficcato nella bara della libertà di espressione in Iran, dove il costo del dissenso pacifico sta aumentando rapidamente”, ha affermato Raha Bahreini, ricercatrice sull’Iran di Amnesty International.

“Le punizioni sono ora molto più pesanti di quanto non lo fossero durante la repressione post elettorale del 2009. La situazione è assurda, ma terribile. Le autorità iraniane cercano, evidentemente, di intimorire le persone e di ridurle al silenzio e alla sottomissione”, ha aggiunto Raha Bahreini.

Faraz Sanei di Human Rights Watch ribadisce quanto affermato da Bahreini. “Le pene detentive così dure pronunciate contro questi attivisti del web sottolineano il ruolo di primo piano che giocano i tribunali rivoluzionari nella violazione dei diritti basilari degli iraniani di esprimere il loro punto di vista” ha detto. “E’ vergognoso che invece di proteggere i cittadini dalle leggi abusive che criminalizzano il loro diritto di parlare, la magistratura iraniana stia appoggiando attivamente la volontà dello stato di colpire gli attivisti pacifici” conclude Sanei.

La magistratura della Repubblica Islamica sta usando varie tattiche per ostacolare gli attivisti. Ultimamente, ad esempio, è stata usata la tecnica di accusare le persone per diversi motivi, in modo da aumentare la condanna totale, mentre prima, altri attivisti sono stati condannati a pene inferiori per attività simili.

Un’altra tattica usata è quella di espellerli dal paese dopo il rilascio, di impedirgli di trovare un lavoro o di costringerli a vivere in aree remote, lontani dalle loro famiglie.

A maggio, dopo aver scontato la pena a sei anni di carcere, il giornalista Ahmad Zeidabadi è stato mandato al confino il giorno dopo la sua liberazione. E’ stato spedito a Gonabad, a nord est dell’Iran, 1000 km da Teheran. Allo stesso modo,  a Nourali Tabandeh, derviscio di Gonabad, la cui comunità è nel mirino delle autorità, non è stato concesso di viver nella sua città.

Fonte: The Guardian

 

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